Giustizia

Greco (Cnf), avanti con la separazione carriere e riforma della professione

Nel corso della Relazione annuale per l’inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2025, Greco ha annunciato la presentazione “al Governo e alla politica” di una legge forense rivolta a regolare la professione “del futuro e nel futuro”

di Francesco Machina Grifeo

Separazione delle carriere per una effettiva parità tra giudice e difesa; difesa, peraltro, sotto attacco per la “confusione tra i ruoli dell’avvocato e del suo assistito”; lotta contro la c.d. “sinteticità degli atti” e le relative sanzioni sinonimo di “inciviltà giuridica e oscurantismo giudiziario”; ma anche abrogazione delle norme della riforma Cartabia che hanno “allontanato gli avvocati dai Palazzi di Giustizia” e che non consentono “alle parti di assistere alla trattazione del processo”. E poi ancora il tema delle competenze eccessive attribuite ai giudici di pace in mancanza di una adeguata organizzazione; il nodo delle carceri: 27 suicidi nel solo 2025 ed i dubbi sull’utilizzo della AI nella giurisdizione, vietata sì ma sprovvista di una sanzione a presidio della norma. Ma soprattutto la riforma della professione con un testo già pronto da presentare al “Governo e alla politica” in grado regolare la professione “del futuro e nel futuro”. Sono molti e tutti dirimenti i temi al centro dell’accorato intervento del presidente del Consiglio Nazionale Forense, Francesco Greco, nella Relazione annuale per l’inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2025, in corso presso l’Auditorium Antonianum di Roma. Attesi gli interventi del Sottosegretario, Alfredo Mantovano, in rappresentanza del Presidente del Consiglio, del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, del Vicepresidente del Csm, Fabio Pinelli e della Prima Presidente della Suprema Corte di Cassazione, Margherita Cassano.

In un messaggio il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sottolineato che “l’Avvocatura è promotrice e custode del diritto alla difesa, valore fondamentale dello Stato di diritto proprio a ciascuno, per il riconoscimento della dignità, libertà e autonomia della persona umana, nel rispetto delle diverse peculiarità. ”. “Competenza e rigore – ha concluso - sono caratteristiche che debbono accompagnare l’esercizio della professione forense, alla quale il nostro sistema costituzionale riconosce un ruolo di rilievo”.

In attesa, dunque, che venga mantenuto l’impegno di inserire l’avvocato in Costituzione, il Cnf insiste sulla necessità di una riscrittura della legge professionale, dove mettere nero su bianco che “la professione di avvocato è libera e indipendente, partecipa alla realizzazione della giustizia e alla difesa dei diritti e delle libertà, e vigila sul rispetto dei principi dello Stato di diritto”. Con un esplicito riferimento, dunque, proprio allo “Stato di diritto”. Inoltre, spiega Greco, “Abbiamo ritenuto che l’avvocato non debba limitare la sua azione all’ambito dei circuiti giudiziari, ma piuttosto estendere il suo ruolo di garanzia in tutti i contesti, anche non giudiziali ed alternativi alla giurisdizione ove è in ballo la tutela dei diritti”.

Per quanto riguarda l’accesso alla professione, viene riaffermato che il tirocinio “si svolge innanzi tutto nella pratica presso uno studio legale, sotto la vigilanza e la guida di un avvocato, oltre che nella proficua frequenza di un corso professionalizzante”. Il segreto professionale è stato completamente riscritto “riconducendolo a quello che riteniamo sia il suo alveo naturale, ovvero un istituto di ordine pubblico, collocandolo tra i valori fondanti dell’ordinamento giuridico ed immaginandolo come inviolabile e indisponibile tanto per l’avvocato quanto per il suo assistito”.

Prevista poi un’“ampia ed esaustiva disciplina dell’associazione professionale, oggi praticamente priva di regolazione, nonché previsto le reti tra avvocati e le reti multidisciplinari come nuove forme di collegamento”. È stata rivista anche la materia delle società tra avvocati e delle società multidisciplinari, ed è stata prevista la regolazione della monocommittenza.

Novità anche per quanto riguarda le incompatibilità, “al fine di offrire agli avvocati l’opportunità di allargare il proprio ambito di attività, quali quella di amministratore di società di capitali”. Sul piano delle istituzioni forensi – infine -, abbiamo ipotizzato la razionalizzazione degli albi professionali, nonché la revisione della disciplina elettorale.

Processo civile, serve tornare in aula - “Le sezioni civili dei tribunali italiani sono vuote ed i cittadini hanno perso consapevolezza di come viene amministrata la giustizia. Il Giudice è diventato una realtà invisibile, intangibile. L’abuso del sistema della trattazione scritta nel processo civile, colpisce il contradditorio ed il diritto di difesa nella sua essenza più profonda. Penso che si sia arrivati al punto in cui l’Avvocatura tutta debba chiedere l’abrogazione delle norme che ci hanno allontanato dai Palazzi di Giustizia e che non consentono alle parti che vogliono assistere alla trattazione del processo”.

E sui rischi della digitalizzazione che “fa perdere l’oralità” è tornato nel suo intervento anche il vicepresidente del Csm Pinelli. “Certo – ha aggiunto - oralità e immediatezza non si possono intendere come nel secolo scorso ma neppure dimenticare che si tratta di garanzie fondamentali conquistate nella storia”.

Sulla stessa linea la Presidente della Cassazione Margherita Cassano: “Il processo – afferma - deve riprendere a nutrirsi della oralità, del contraddittorio, nella consapevolezza che la vita professionale non avviene solo in aula ma anche con quei dialoghi che avvenivano tra giudici e avvocati, in un confronto costante”. E ancora: “Serve una presenza quotidiana in ufficio, dobbiamo metterci a disposizioni della collettività, rappresentata da voi e dalle vostre competenze”. “Occorre ristabilire – ha concluso - un patto per un nuovo umanesimo, al fine di evitare errori giudiziari che è il fatto più tragico che può capitare nella vita di tutto noi”.

Diritto di difesa sotto attacco - Greco ha poi stigmatizzato “quanto accade nel nostro Paese, in cui la violenza dialettica, e purtroppo talvolta non solo dialettica nei confronti dei difensori di soggetti imputati di reati particolarmente ripugnanti, porta ad identificare il difensore con l’imputato ed a rivolgere gli strali contro l’attività dell’avvocato”. “Ciò avviene – ha spiegato - nei social media, oggi pervasi da populismo, ma anche qualche volta nei programmi televisivi, rivolti alla ricerca di auditel più che di vera comunicazione; nonostante la nostra costituzione preveda che chiunque ha diritto ad un processo giusto, che solo la presenza di un difensore può garantire.

Sinteticità atti e sanzioni - “Con la legge di bilancio 2025 – ha proseguito Greco - il legislatore ha dettato regole sulla proponibilità delle azioni giudiziarie e, addirittura nel processo amministrativo, si è spinto ad introdurre una sanzione economica, quale contropartita all’inammissibilità del ricorso, nell’ipotesi in cui il difensore abbia scritto difese eccessivamente lunghe senza a ciò essere stato “preventivamente” autorizzato dal Giudice. Non c’è dubbio che i nostri scritti difensivi devono essere ispirati alla sinteticità, anche al fine della stessa loro qualità. Ma quello che sottopone la lunghezza delle difese alla preventiva autorizzazione del Giudice è un principio che più volte ho definito, senza mezzi termini, di inciviltà giuridica e di oscurantismo giudiziario.

Giudici di pace - Sui giudici di pace Greco ha sottolineato che l’allargamento delle competenze è avvenuto nonostante il reclutamento dei medesimi non avvenga attraverso un pubblico concorso “ma con selezioni per titoli “e “ben conoscendone le carenze organizzative e strutturali ed i vuoti di organico attuali”. Il Presidente ha poi espresso “gratitudine” per il rinvio dell’entrata.

Intelligenza artificiale - Per il presidente del Cnf il tema del “giusto processo” intreccia quello della AI. “Può essere giusto, nel senso costituzionalmente orientato, il processo governato dall’Intelligenza Artificiale? Mi riferisco alla redazione dei provvedimenti giudiziari”. E se viene espressa soddisfazione per la bozza di Ddl governativo, già approvato in Senato in cui si prevede il divieto di utilizzo della AI nella redazione degli atti giudiziari. “Mi permetto di osservare – aggiunge Greco -, manca la previsione del destino del provvedimento giudiziario redatto con l’ausilio della macchina, in violazione della disposizione che non ne consente l’uso, ed anche delle conseguenze per chi abusivamente lo faccia. Laddove si discute della persona, la decisione non può essere algoritmica ma deve essere frutto del convincimento interiore del giudice”.

Carceri, allarme suicidi - “Grande preoccupazione” poi è stata espressa per la situazione carceraria. “Siamo già arrivati a 27 suicidi nel 2025. È un problema che richiede la massima considerazione e la massima urgenza di intervento. Chi ha violato la legge è giusto che espii la pena, ma nel rispetto della dignità umana. Il carcere non può essere un luogo di tortura di stato”. Greco ha poi aggiunto che edilizia carceraria non significa solo nuove carceri, “ma rendere meno disumane le strutture esistenti”. E sistema sanzionatorio: occorre ridurre il ricorso alla carcerazione come unico strumento di espiazione, ampliando le fattispecie di applicazione delle misure alternative.

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