Nordio: in un mondo ideale avvocati, Pm e giudici interscambiabili
Per il Guardasigilli intervenuto all’inaugurazione dell’anno giudiziario forense, in Italia i tempi non sono maturi: “Per ora accontentiamoci della separazione delle carriere per un giudice terzo ed imparziale”. E sulle carceri: “Stiamo lavorando alla revisione dei criteri per la custodia cautelare”
“Il mio rammarico è non essere riuscito ad inserire la figura dell’Avvocato in Costituzione ma speriamo di riuscirci nel corso della Legislatura”. Ha esordito così il Ministro della Giustizia Giuseppe Nordio intervenendo, questa mattina a Roma, all’inaugurazione dell’anno giudiziario forense per il 2025. Un intervento “a braccio” quello del Guardasigilli che ha lasciato fermi sul leggio i fogli preparati.
“La separazione delle carriere – ha affermato - è una riforma che non è punitiva ma consustanziale alla introduzione del processo accusatorio avvenuta nell’88-89. In alcuni paesi non hanno neppure la separazione ma proprio il superamento delle carriere, ma questo discorso è prematuro attualmente in Italia”. “La separazione delle carriere – ha proseguito - sarà veramente superata quando l’avvocatura entrerà a pieno diritto nella giurisdizione; l’avvocato in altri paesi può diventare giudice e poi tornare a fare l’avvocato, un buon giudice deve anche aver rivestito il ruolo di avvocato; molti Pm, invece, esprimono l’idea della giustizia in base alla lente deformante dei loro pregiudizi. Nel mio mondo ideale un domani la giurisdizione sarebbe composta da avvocati, Pm e giudici, tutti interscambiabili; per ora accontentiamoci della separazione delle carriere per un giudice terzo ed imparziale”.
“L’avvocato – ha detto - è una figura essenziale non solo nel processo ma anche per noi all’interno del Ministero”. “Per la prima volta – ha rivendicato - abbiamo iniziato ad inserirli nei nostri uffici; a frenare è la retribuzione non certo gratificante, però continueremo a farlo”. “Sono presenti in molte commissioni, come quella per la revisione del Codice penale e di procedura penale ma anche in materia di responsabilità degli enti e sulla intelligenza artificiale”. Un tema quello della tecnologia che ha preso gran parte dell’intervento: “È vero – ha affermato Nordio - che il processo si sta smaterializzando riducendosi ad una sorta di scambi telematici impersonali, ma si tratta di una negatività che avviene in tutti i settori della vita. Pensiamo alla medicina, il medico di base non ti visita più, prescrive unicamente delle analisi o ti manda in ospedale, non c’è più il clinico. Lo stesso accade nelle indagini, dove l’occhio investigativo del maresciallo è stato sostituito dalle intercettazioni: mettiamo sotto controllo 30 telefoni qualcosa troveremo”.
“Dalla tecnologia però non si può tornare indietro, bisogna dunque governarla; vale per la AI, vale anche per la manipolazione che può avvenire nelle trasmissioni telematiche del processo civile, ma non possiamo tornare alla carta”.
Nordio ha poi affrontato il tema dei detenuti. “Un terzo – ha detto - sono stranieri, stiamo contattando i paesi di provenienza per fargli scontate la pena all’estero. Per un altro terzo sono tossicodipendenti, dunque persone da curare: stiamo pensando ad una detenzione attenuata, con l’aiuto delle comunità laiche e cattoliche. Un’altra parte, circa il 20%, quella che vi riguarda di più, sono in attesa di giudizio e spesso vengono assolti; stiamo lavorando alla revisione dei criteri per la custodia cautelare, qualcosina è stato fatto col rimettere ordinanza al giudice collegiale e il rafforzamento della motivazione”.
Infine, sulla figura del magistrato: “Deve essere ispirata alla umiltà e al buon senso. Quando mi hanno chiesto di dire due parole ai vincitori di concorso ho detto: leggete un libro di cultura generale in più e uno di diritto in meno, un buon magistrato che è già preparato, se no non avrebbe superato il concorso che è difficilissimo, non deve studiare oltre ma imparare umiltà e buon senso”. E sulle “toghe rosse”: “Non ho mai creduto quando ero in magistratura alle toghe rosse, nere, bianche o azzurre: si tratta di una semplificazione che prendeva spunto da un parallelismo politico, con un magistratura di destra, sinistra o di centro. Oggi, con il tramonto e la dissoluzione delle ideologie, le problematiche non sono agganciate a una dottrina politica ma obbediscono ad altri criteri che nella degenerazione correntizia sono criteri di potere”.