Il futuro della professione di avvocato, il punto al IX Convegno dell'Associazione Nazionale Forense
E' innegabile infatti che il mondo delle professioni stia vivendo un momento di difficoltà: ne sono testimonianza i numerosi articoli pubblicati nel corso dell'estate in cui si è evidenziato come vi sia una "fuga" dal modello della libera professione, non considerato più oggi una prospettiva di lavoro e di vita interessante.
Ampio dibattito sul futuro della professione di avvocato nel corso congresso di ANF svoltosi a Roma dal 16 al 19 settembre: il venerdì pomeriggio si è svolta infatti Tavola Rotonda dal titolo emblematico "Esercizio della professione da forma individuale a forma aggregata: il post pandemia e le nuove prospettive. Il futuro è già qui."
E' innegabile infatti che il mondo delle professioni stia vivendo un momento di difficoltà: ne sono testimonianza i numerosi articoli pubblicati nel corso dell'estate in cui si è evidenziato come vi sia una "fuga" dal modello della libera professione, non considerato più oggi una prospettiva di lavoro e di vita interessante.
Questa crisi vale anche per l'avvocatura.
I temi aperti sono molti: dal calo della domanda a fronte di un aumento dell'offerta, dalla necessità di riformare l'accesso alla professione nonché rivedere il corso di laurea in Giurisprudenza (con un primo triennio di base ed un biennio di specializzazione con indirizzi più specifici e numeri più limitati all'accesso), fino alla consapevolezza che la " crisi di vocazione di giovani" che non vogliono più intraprendere la strada della libera professione, comporterà problemi di sostenibilità della Cassa Forense.
Sul campo poi vi sono altri temi, aperti da tempo ma che l'esperienza Covid ha senza dubbio acuito: primo tra tutti ripensare i modelli di riorganizzazione dell'erogazione dell'attività professionale alla luce, da una parte; della digitalizzazione e, dall'altra, di un mercato che negli ultimi anni è profondamente mutato; tale riorganizzazione di porta dietro un dibattito sullo , status giuridica dell'avvocato che lavora come collaboratore di un altro avvocato o di altri studi professionali, laddove spesso la collaborazione è, di fatto, un rapporto di lavoro che assume in sé le caratteristiche del rapporto di lavoro dipendente.
Su questi argomenti si sono confrontati i diversi relatori, con prospettive multidisciplinari, nel corso della tavola Rotonda organizzata dal ANF, proprio allo scopo di analizzare la situazione post pandemia e ragionare sulle prospettive future del ruolo dell'avvocato e delle modalità di erogazione della attività.
ANF infatti (rappresentata dagli avv. Nicoletta Grassi e Valeria Rodelli) ha aperto i lavori dando atto che gli strumenti tecnologici sono fondamentali per gestire anche l'emergenza e per riuscire a mantenere una organizzazione del lavoro che possa fornire ai clienti il servizio che oggi richiedono, in un mercato dove la concorrenza è sempre più forte.
Mercato poi che è fortemente mutato: se infatti tradizionalmente il focus dell'attività dell'avvocato è stato il contenzioso, oggi occorre scandagliare i nuovi ambiti nei quali la professione può fornire risposte, quali consulenza alle imprese in materia di norme sulla sicurezza, di diritto antidiscriminatorio, di assistenza alla internazionalizzazione, diritto del web, i temi legati alla sostenibilità, al diritto ambientale, al terzo settore, la assistenza alle imprese in crisi, e non da ultimo l'attività di mediazione.
La trasformazione della professione è stata poi analizzata in maniera approfondita dalla professoressa Annalisa Tonarelli, sociologa dell'Università di Firenze esperta di processi economici e di lavoro, che ha illustrato la sua ricerca titolata "Una professione plurale; analisi della avvocatura fiorentina" commissionata dalla COA di Firenze: dalla ricerca, molto approfondita si sono evidenziati degli aspetti molto interessanti. Sul piano sociale la professione si è aperta ad un "reclutamento" in fasce sociali più modeste e questo in particolare modo nelle professioniste donne che tuttavia mantengono un reddito professionale mediamente più basso dei colleghi uomini.
La visione, di chi vent'anni fa intraprendeva la carriera, era di progresso, nel senso di un domani migliore dell'oggi. Oggi i giovani che si affacciano alla professione, si concentrano sul presente e non escludono, da qui a dieci anni, di trovarsi a rivestire un altro ruolo anche in altro ambito.
Tale trasformazione apre poi le porte poi al dibattito sullo status giuridico degli avvocati che operano in via esclusiva per un altro avvocato, il così detto monocommittente o all'interno di studi complessamente organizzati e quindi in una sorta di para dipendenza.Su tale punto la prof.ssa Patrizia Tullini, Ordinario di diritto del lavoro presso l'Università di Bologna, ha stimolato una serie di importanti riflessioni: la dicotomia tra lavoro autonomo e lavoro dipendente sta assumendo infatti sfumature sempre più ibride e se in passato il pensiero dei giuslavoristi sulla attività professionale si è sempre articolato intorno al lavoro autonomo, oggi la trasformazione del mercato del lavoro, anche quello autonomo, deve farci rivedere questa idea. Non per nulla l'esercizio della professione in forma di collaborazione può rivestire, di fatto, anche modalità riconducibili al lavoro dipendente: le attuali scelte infatti in ordine alle modalità di esercizio della professione - da individuale a collaborativo a associato o in forma di network - sono sempre più legate ai profili fiscali a cui si affiancano in maniera diversa, quelli previdenziali. Peraltro, il quadro giuridico permette già oggi di individuare la disciplina che consente di superare l'incompatibilità nell'esercizio della professione forense in forma di avvocato dipendete, pur mantenendone il principio dell'autonomia tecnica e di giudizio.
Sul tema fiscale il professor Thomas Tassani, ordinario di Diritto Tributario presso l' Università di Bologna, ha evidenziato come il sistema fiscale italiano continui ancor oggi ad essere pensato per il professionista autonomo, senza alcun incentivo (anzi con palesi ostacoli) per le aggregazioni professionali: sul punto ha evidenziato (solo a titolo di esempio) come l'agevolazione del regime forfettario non sia applicabile alle aggregazioni professionali e la cessione di studio professionale sia oggi tassata in maniera molto più penalizzante rispetto alle cessione di azienda (o ramo d'azienda) di una impresa.
Di estremo interesse poi l'intervento del professor Claudio Rorato, Direttore e Responsabile Scientifico dell'Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale del Politecnico di Milano, che ha illustrato gli esiti della ricerca condotta dall'Osservatorio su come gli studi professionali hanno reagito e si sono riorganizzati nel corso dell'emergenza Covid, come è stato organizzato lo smart working, come la digitalizzazione ha oggi cambiato il modo di lavorare.
Da ultimo un esempio pratico: Best In Health Stapa, Società per Azioni multiprofessionale composta da avvocati, architetti, tributarista ed un soggetto esperto di coaching. Nata durante il Covid, si pone come obiettivo di diventare un ecosistema di professionisti che possa essere un punto di riferimento per tutti i processi innovativi della sanità, in questo momento di così importante trasformazione del settore. L'avv. Silvia Stefanelli, presidente della società, ha illustrato il percorso di nascita, le difficoltà incontrare in sede di iscrizione all'albo degli avvocati, l'obbligo giuridico di chiamarsi "Società Tra Avvocati" nonostante la presenza di altri professionisti, i passi avanti che la società sta compiendo.
Esito dei lavori intensi delle giornate del congresso, e del tavolo sulla professione , in particolare, è stata una mozione , poi approvata nella giornata conclusiva del congresso, come prima firmataria l'Avv. Nicoletta Grassi , avente ad oggetto la richiesta di modifiche normativa alla legge sul contratto di rete ed alla legge professionale , per consentire agli avvocati così come a tutti i lavoratori autonomi, di potere sottoscrivere contratti di rete anche soggetto, "pure" cioè solo tra professionisti e di istituire un apposito registro presso le Camere di Commercio nel quale iscriverle.
Alla base della mozione la convinzione che il passaggio dalla forma individuale di esercizio della professione a quella aggregata sia la risposta che può consentire un nuovo sviluppo della professione forense anche in ottica multidisciplinare.
*a cura degli avvocati Nicoletta Grassi e Silvia Stefanelli
Elio Cherubini
RivisteLuigi Pansini
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