Il reato di frode nell'esercizio del commercio
Delitti contro l'industria e il commercio - Frode nell'esercizio del commercio - Attività di ristorazione - Vendita di cibi congelati o surgelati - Tutela del consumatore - Indicazione nel menù - Necessità di informazione chiara.
Il “leale e scrupoloso comportamento nell'esercizio dell'attività commerciale”, che è l'interesse tutelato dall'art. 515 c.p., deve ritenersi leso allorquando sia consegnato un bene diverso per origine, provenienza, qualità o quantità rispetto a quello oggetto del contratto. A tale tutela corrisponde il diritto del consumatore a una informazione adeguata, chiara e puntuale, di modo da non consentire alcun fraintendimento. (I giudici hanno ritenuto violato tale diritto nella fattispecie relativa al menù di un ristorante in cui la segnalazione di cibi surgelati all'origine o congelati in loco era relegata a margine del menù stesso con carattere minuscolo mentre avrebbe dovuto essere evidenziata apponendo ad esempio degli asterischi a fianco dei prodotti o inserendo un'apposita avvertenza in grassetto, prima della lista delle pietanze).
•Corte di cassazione, sezione III penale, sentenza 22 agosto 2018 n. 38793
Prodotti agroalimentari - Contraffazioni di indicazioni geografiche o denominazioni di origine - Vino in bottiglie - Confisca obbligatoria - Presupposti - Natura intrinsecamente criminosa - Insussistenza.
I reati previsti dagli articoli 515 c.p. (frode nell'esercizio del commercio) e 517 c.p. (vendita di prodotti industriali con segni mendaci), avendo per oggetto la tutela del leale esercizio del commercio, proteggono sia l'interesse del consumatore a non ricevere una cosa differente da quella richiesta, sia quello del produttore a non vedere i propri articoli scambiati surrettiziamente con prodotti diversi. (Fattispecie relativa a prodotto vinoso, privo di indicazione sull'origine ovvero sulla sua provenienza effettiva e circa i trattamenti cui era stato sottoposto).
•Corte di cassazione, sezione III penale, sentenza 7 febbraio 2018 n. 5788
Frode nell'esercizio del commercio - Sussistenza del reato - Presupposti - Esibizione lista alimenti non indicati come surgelati - Configurabilità del tentativo.
La lista delle vivande consegnata agli avventori o sistemata sui tavoli di un ristorante equivale ad una proposta contrattuale nei confronti dei potenziali clienti e manifesta l'intenzione del ristoratore di offrire i prodotti indicati nella lista. Da ciò ne deriva che anche la mera disponibilità di alimenti surgelati, non indicati come tali nel menù, nella cucina di un ristorante, configura il tentativo di frode in commercio, indipendentemente dall'inizio di una concreta contrattazione con il singolo avventore.
•Corte di cassazione, sezione III penale, sentenza 1° febbraio 2018 n. 4735
Alimenti - Reato di frode in commercio - Elemento soggettivo - Dolo generico - Consapevolezza e volontà di consegnare all'acquirente un bene mobile dissimile da quello dichiarato o pattuito - Sufficienza.
Il reato di frode in commercio è da considerarsi punito a titolo di mero dolo generico, richiedendosi per la sua integrazione la sola consapevolezza e volontà di consegnare all'acquirente un bene mobile dissimile da quello dichiarato o pattuito - senza che rilevino nell'occasione le specifiche finalità avute di mira dal soggetto agente. Il dolo del reo deve, tuttavia, investire il fatto tipico nella sua interezza, tanto da ricoprire la rappresentazione della diversità del prodotto per natura, origine, provenienza, qualità e quantità, che è l'intento di consegnare all'acquirente, ignaro dell'atto proditorio, una cosa difforme da quella concordata.
•Corte di cassazione, sezione III penale, sentenza 19 dicembre 2017 n. 56438
Frode in commercio - Prodotti ittici surgelati e congelati - Mancata indicazione nei menù - Configurabilità del reato non esclusa.
La detenzione di alimenti congelati o surgelati all'interno di un esercizio commerciale, senza che nella lista delle vivande sia indicata tale qualità, integra il reato di tentativo di frode in commercio, atteso che tale comportamento è univocamente rivelatore della volontà dell'esercente di consegnare ai clienti una cosa diversa da quella pattuita, sicché anche la mera disponibilità di alimenti surgelati, non indicati come tali nel menù nella cucina di un ristorante, configura il tentativo di frode in commercio, indipendentemente dall'inizio di una concreta contrattazione con il singolo avventore.
•Corte di cassazione, sezione III penale, sentenza 10 agosto 2017 n. 39082