Lavoro

La certificazione della parità di genere: le indicazioni fornite del decreto attuativo

Il Decreto fornisce anche altre indicazioni, che sono di grande interesse per delineare l'iter da seguire per l'ottenimento della Certificazione e gli adempimenti necessari per mantenerla nel corso del tempo

di Andrea Ceppitelli*

La recente pubblicazione del Decreto Attuativo (il Decreto del Dipartimento per le Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, a firma della Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 152 del 1° luglio 2022), ci offre l'occasione di fornire un dato aggiornato, e definitivo su quali sono i parametri per ottenere la Certificazione.

Ma non è tutto. Il Decreto fornisce indicazioni, che sono di grande interesse per delineare l'iter da seguire per l'ottenimento della Certificazione e gli adempimenti necessari per mantenerla nel corso del tempo.

Ripercorriamo prima, quale opportuna premessa, i vantaggi che offre la Certificazione della Parità di Genere, come disciplinata dall'art. 46 bis del D. Lgs. 198/2006.

Le imprese certificate possono ottenere

(i) migliori punteggi nelle graduatorie per l'accesso a finanziamenti pubblici e nelle gare pubbliche d'appalto; nonché

(ii) sgravi contributivi dell'1% fino a un massimo di 50 mila euro annui per impresa.

A ciò si aggiunge – ma questo esula dal dato normativo – la possibilità che hanno le imprese certificate di dare nuovo slancio alla propria immagine sul piano commerciale, vista la sempre crescente attenzione che clienti e partner commerciali dimostrano di avere, nella scelta dei relativi fornitori, riguardo alla tematica della parità di genere in ambito lavorativo.

A seguito dell'adozione del tanto atteso Decreto Attuativo, la Certificazione può essere finalmente implementata, e richiesta dalle imprese interessate sulla base delle seguenti prescrizioni.

I parametri per ottenere la Certificazione

È confermato che gli indicatori ("KPI") da soddisfare per ottenere la Certificazione sono quelli stabiliti dalla prassi UNI/PdR 125:2022, oggetto del nostro precedente intervento:

" La certificazione della parità di genere: quali KPI e come giocare d'anticipo per ogni più opportuno approfondimento".

Quali sono gli enti certificatori

Il Decreto Attuativo precisa anche quali sono i soggetti certificatori a cui le imprese possono rivolgersi per essere certificate. A rilasciare la Certificazione potranno essere tutti gli organismi di valutazione della conformità a ciò "accreditati" ai sensi "del regolamento (CE) n. 765/2008 ": per quanto ci è noto sono almeno tre gli enti certificatori che al momento si sono accreditati a farlo, come riporta un recente comunicato stampa pubblicato da Accredia, l'Ente Italiano di Accreditamento.

L'informativa annuale sulla parità di genere, e le verifiche dei consiglieri di parità e delle rappresentanze sindacali

Il Decreto Attuativo regolamenta anche le modalità con cui, una volta ottenuta la Certificazione, soggetti qualificati come le rappresentanze sindacali aziendali e i consiglieri territoriali e regionali di parità potranno vigilare sul "mantenimento dei parametri minimi per il conseguimento della certificazione".

Ogni anno l'impresa certificata dovrà elaborare e trasmettere loro una "informativa aziendale sulla parità di genere", che indichi il livello di raggiungimento dei KPI richiesti per la certificazione nell'anno considerato.

Qualora le rappresentanze sindacali aziendali o il consigliere di parità, ricevuta tale informativa, vi riscontrino "anomalie o criticità" relativamente ad uno o più KPI considerati, è attribuito loro il compito di intimarne la rimozione.

Il relativo "procedimento d'infrazione" consta in due passaggi:

(i) è assegnato all'impresa un termine di 120 giorni, per la relativa risoluzione;

(ii) decorso infruttuosamente tale termine, la criticità viene segnalata all'Ente Certificatore, affinché ne tenga conto ai fini del mantenimento della Certificazione.

Adesso ci siamo per davvero: la Certificazione della Parità di Genere è realtà.

L'auspicio è che siano in tanti a richiederla, e ad adottare forme di inclusione per i lavoratori e le lavoratrici che operano nella loro impresa.

*a cura di Andrea Ceppitelli, Counsel dello Studio Nuziante Magrone

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