Professione e Mercato

La doppia discriminazione delle tasse

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di Gi.L. e Fe.Mi.

Tasto dolens per le Casse di previdenza dei professionisti è la tassazione.

Questi enti si sentono discriminati sia rispetto agli altri paesi Ue - dove la tassazione sul capitale previdenziale è calmierata - sia nei confronti dei fondi di previdenza complementare, che seppure di secondo pilastro sono trattati meglio. Al tema «Tassazione» è stato dedicato un intero capitolo del VII rapporto Adepp che viene presentato oggi a Roma.

Rispetto ai fondi pensione le discriminanti sono due: la prima differenza riguarda l’aliquota di tassazione dei rendimenti: ai fondi pensione viene applicata un’aliquota pari al 20% dei rendimenti maturati in ciascun periodo d’imposta, a fronte dell’aliquota del 26% applicata ai rendimenti realizzati dalle Casse: per il 2016 una quota pari al massimo al 6% poteva essere recuperata come credito di imposta per gli investimenti fatti in economia reale, ma la misura non è stata confermata a partire dal 2017, a favore di un’esenzione sul 5% del patrimonio per investimenti qualificati.

La seconda differenza riguarda le modalità di imposizione fiscale delle pensioni al momento dell’erogazione, dove l’assegno viene calcolato in base ai contributi versati e ai rendimenti maturati. Nel caso dei fondi pensione, la base imponibile della prestazione pensionistica (fase di erogazione) viene calcolata al netto dei rendimenti conseguiti. In pratica i rendimenti conseguiti e tassati nella fase di maturazione sono esenti. Un trattamento di “favore” che invece non hanno le Casse di previdenza dei professionisti dove la pensione viene tassata al lordo dei rendimenti conseguiti.

Andando al confronto tra l’Italia e il resto d’Europa, la maggior parte degli Stati dell’Unione europea (precisamente 17 su 24 Stati) ha adottato il modello EET, dove è esente la fase di versamento dei contributi, esente la fase di maturazione dei rendimenti e tassata l’erogazione dell’assegno. L’Italia, di contro, in linea con altri tre Stati, adotta il modello ETT, dove è esente solo la fase di versamento dei contributi .

Tornando alla tassazione “generale” degli enti Adepp, a fronte di un patrimonio di circa 70 miliardi, le Casse hanno versato tasse per circa 544milioni. La parte del leone la fa la tassazione delle rendite finanziarie con 365 milioni, segue l’Ires con 92 milioni. Per gli immobili la spesa globale è intorno ai 68 milioni tra Imu (57 milioni), Tasi (3,4 milioni), tasse e tributi vari per la gestione immobiliare (4,3 milioni) e imposte di registrazione dei contratti (3,2 milioni).

Vanno poi aggiunti i 10 milioni della spending review, che oltre ad impoverire le Casse, di fatto ne mettono in discussione la natura privata; alla spending sono infatti soggetti tutti gli enti pubblici iscritti nell’elenco Istat.

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