La pena pecuniaria non può mai essere sotto i 50 euro
La Cassazione ricorda che non può mai essere comminata dal giudice una pena inferiore al limite minimo di 50 euro
La pena pecuniaria non può mai essere comminata dal giudice sotto i 50 euro. È quanto ha ribadito la seconda sezione penale della Cassazione (sentenza n. 46003/2021) annullando senza rinvio la sentenza d'appello che aveva condannato un uomo a 4 mesi di carcere e a 20 euro di multa per il reato di truffa.
La vicenda
Nella vicenda, è il procuratore generale presso la corte d'appello di Venezia ad adire la Suprema Corte, chiedendo l'annullamento della sentenza per violazione della legge penale, in quanto la multa, stante il previo riconoscimento della circostanza attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità, era stata determinata in misura inferiore a quella prevista dall'articolo 24 del codice penale.
La decisione
Gli Ermellini affermano, senza dubbio, la fondatezza del ricorso.
Secondo il diritto vivente, ricordano infatti, "i limiti minimi di quindici giorni di reclusione e di euro 50 di multa, stabiliti rispettivamente dagli artt. 23 e 24 cod. pen., sono assoluti, tant'è che trovano applicazione anche in sede di patteggiamento".
Tale principio è stato affermato sia in relazione alla pena della reclusione che a quella della multa (cfr. ex multis, Cass. n. 5973/2010; Cass. n. 7453/2013).
A maggior ragione, dunque, la pena non può scendere sotto i limiti minimi previsti dalle suddette disposizioni generali per effetto del riconoscimento di circostanze attenuanti.
Per cui la pena pecuniaria inflitta dal tribunale è "illegale per difetto" e va rideterminata in 50 euro.