Non solo ChatGpt: l’intelligenza artificiale già al lavoro negli studi
Svolge ricerche di giurisprudenza, esegue la due diligence, scrive per i siti: tutti i compiti dell’Ai (e come sta cambiando l’attività degli avvocati) <br/>
Ancor prima del riavvio di ChatGpt in Italia dopo le modifiche richieste dal Garante della privacy, l’ingresso dell’intelligenza artificiale negli studi legali era già realtà. In campo ci sono diverse piattaforme, impiegate per ricerche, analisi dei contratti, due diligence, stesura di bozze o schemi di atti. Ma è solo l’inizio.
A novembre dell’anno scorso Allen & Overy ha dato il via a un trial con una piattaforma di Ai chiamata Harvey, che rappresenta uno dei modelli più recenti di OpenAi (gli stessi di ChatGpt) ed è stata ideata da un team di ex avvocati e ingegneri per il settore legale. Harvey utilizza l’analisi dei dati, l’elaborazione del linguaggio naturale e l’apprendimento automatico per automatizzare e migliorare vari aspetti del lavoro legale. «È come avere un super assistente che ti fornisce un primo prodotto – spiega il senior partner Stefano Sennhauser –. Aiuta l’avvocato ad approfondire e, nelle verifiche, ad aggiustare il lavoro. Non è un risparmio in termini di ore, ma di qualità del servizio».
Orsingher Ortu si è affidato a Luminance, utile per le due diligence e per la creazione di schemi contrattuali. Ma ha anche testato ChatGpt per capirne l’attendibilità. «Dal nostro punto di vista non è lo strumento più potente – commenta il partner Domenico Colella –, Bard (il sistema sviluppato da Google, ndr) per esempio sarà ancora più potente. Il futuro per molti professionisti sarà quello di fare un mestiere parzialmente diverso; in pratica dovranno fare i data analist per verificare la correttezza degli output e capire se devono essere immessi altri input».
Presso 42 Law Firm si impiega un sistema di Ai utilizzato da tutto lo studio, basato su modelli di linguaggio di grandi dimensioni (Llm) con meccanismi di sicurezza nelle domande e risposte. «Nessuno di noi si sogna di sostituire l’Ai generativa alla nostra professione – spiega il partner Giuseppe Vaciago –, fornisce uno spunto iniziale. È affascinante la rapidità e l’efficacia di scrittura. Pur commettendo errori, la sua impostazione è chiara. Lo utilizziamo in un’ottica di legal design, così da scrivere documenti comprensibili per tutti e non solo per gli esperti». In molti casi, l’Ai svolge oggi il lavoro di ricerca che una volta era affidato ai praticanti e che per loro rappresentava una tappa del percorso di apprendimento.
Nel futuro si rischia di avere due categorie di avvocati, quelli che riescono a emergere per le loro capacità e quelli che saranno chiamati a istruire l’Ai per evitare errori. Ma il ruolo dell’avvocato al momento non è ancora in discussione. «Alla macchina bisogna dare istruzioni molto specifiche. Non è creativa – commenta Giuseppe La Scala, senior partner La Scala Società Tra Avvocati –. Il legale anche in un documento elaborato dall’Ai deve metterci del suo. In molte situazioni creative siamo ancora come nelle vecchie botteghe del Cinquecento».
ChatGpt si è rivelata utile negli studi anche nel marketing. Presso Pagano e Partners viene usata soprattutto per i testi da pubblicare sul sito: articoli compilativi ed esplicativi. «Su questo fronte il suo lavoro è soddisfacente – spiega Monica Pagano, founder dello studio –, dipende tutto da come viene interrogata. Questi sistemi sono utilissimi anche per le ricerche, per redigere lettere standard. Ma noi facciamo vestiti sartoriali: non vedo probabile che una macchina possa sostituirci».
È vero però che si attende un ulteriore salto di qualità con l’intelligenza generativa. «Non avremo più una pletora di strumenti negli studi – aggiunge Stefano Ceolin, chief innovation and digital officer di Portolano Cavallo studio che impiega Luminance –, ma uno strumento unico che raccoglierà tutti i nostri input. Quello che mi aspetto negli studi è una struttura per la messa a disposizione in sicurezza delle informazioni e dei dati. Le persone dovranno essere formate meglio nell’uso dell’Ai».
Ma i nuovi fronti aperti da queste piattaforme sono molteplici: dagli aspetti deontologici, alla responsabilità professionale in caso di errori, alla condivisione con il cliente dell’impiego di queste macchine e quindi alla valutazione di costi e lavoro svolto.