Ocf contro il decreto Caivano: impostazione sbagliata, va corretto
Per l'Avvocatura il disagio giovanili non può essere delegato alla giustizia penale, mentre il carcere per i minori deve restare una extrema ratio
L'Organismo Congressuale Forense auspica modifiche, in sede di conversione, al decreto Caivano. Servono, si legge in una nota, "significativi cambiamenti migliorativi, in linea con i principi cardine del diritto penale e nel rispetto delle consolidate garanzie proprie del processo a carico dei minorenni". Un processo, ricorda l'Ocf, che già contiene "importanti strumenti di contrasto alla criminalità minorile".
Per l'Avvocatura però è sbagliata l'impostazione di fondo dell'intervento che vuole attribuire alla giustizia penale "il compito di risolvere il problema del disagio giovanile e della violenza utilizzata come strumento di affermazione personale e sociale in contesti privi di riferimenti educativi e di supporti pubblici, quali la scuola, i servizi sociali i centri sportivi e di aggregazione giovanile". In tal modo però, denuncia l'Organismo forense, si sostituisce "il più importante sforzo dell'affiancamento e recupero sociale del soggetto che delinque con una serie di misure preventive e punitive che vanificano l'obiettivo rieducativo finale e rischiano, anzi, di aumentare le probabilità di inserimento definitivo nel circuito criminale".
Anche per il diritto internazionale minorile, conclude la nota, la massima misura custodiale del carcere, chiaramente ampliata nelle sue possibilità applicative dal decreto Caivano, deve continuare a rappresentare l'extrema ratio. Essa va dunque disposta "solo quando sussistono gravi e inderogabili esigenze di tutela della collettività, e questo proprio per scongiurare il rischio delle conseguenze notoriamente negative derivanti dal contatto con l'ambiente carcerario prima ancora di una eventuale affermazione di condanna".