Professione e Mercato

Rimessioni delle applicazioni dei giudici tributari: rischio di paralisi per la giustizia italiana

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di Eduardo Maria Piccirilli*

La situazione attuale della giustizia tributaria in Italia si trova al centro di un dibattito che coinvolge la sostenibilità del sistema e il riconoscimento del lavoro dei giudici tributari di provenienza non magistratuale. Ad esempio, uno studio recente ha evidenziato che il numero di cause pendenti nelle corti tributarie è aumentato del 15% nell’ultimo triennio, aggravando la pressione su un sistema già sottodimensionato. Questi professionisti sono da tempo sottoposti a condizioni lavorative gravose e a una mancanza di adeguate tutele economiche e previdenziali. A rendere più critica la situazione, è l’annuncio di numerose remissioni delle applicazioni, che potrebbero generare un blocco significativo dell’attività giudiziaria tributaria nel nostro Paese.

Le cause del disagio: carichi di lavoro e mancanza di riconoscimento

Un elemento centrale del malcontento dei giudici tributari è il carico di lavoro. Ogni giudice è chiamato a produrre fino a 90 sentenze all’anno in primo grado o 80 in secondo grado, cifre che superano significativamente gli standard internazionali per i giudici part time, dove il carico di lavoro medio annuale per giudici in settori comparabili si attesta intorno a 50 sentenze. cifre che superano di gran lunga gli standard di sostenibilità lavorativa. A ciò si aggiunge una retribuzione che, calcolata in termini orari, risulta ben al di sotto di livelli dignitosi e inadeguata rispetto alla complessità e responsabilità del ruolo.

Questa condizione è ulteriormente aggravata dalla totale assenza di tutele previdenziali e assistenziali per i giudici tributari. Nonostante il loro contributo essenziale al funzionamento del sistema, i giudici non godono di garanzie minime che li tutelino durante l’esercizio delle loro funzioni.

La riforma del 2022 e la frattura interna alla categoria

La legge 130/2022, che ha introdotto una riforma strutturale del sistema della giustizia tributaria, ha innescato profonde divisioni tra i giudici di provenienza magistratuale e quelli di provenienza professionale. I primi, provenienti dalla magistratura ordinaria, amministrativa, militare o contabile, hanno potuto transitare nel ruolo di giudici tributari attraverso una procedura semplificata a semplice domanda. Al contrario, i giudici di provenienza professionale (come avvocati e commercialisti), nonostante anni di esperienza sul campo, devono affrontare un concorso pubblico per esami per accedere alle stesse posizioni (gli stessi per entrate nella giustizia tributaria sono già stati sopposti ad un concorso pubblico per soli titoli).

Questa disparità ha generato tensioni e ricorsi, con un impatto significativo sul funzionamento quotidiano del sistema giudiziario. In particolare, i ricorsi hanno aumentato i tempi di risoluzione dei casi e sovraccaricato ulteriormente i giudici in servizio, rallentando la gestione dei procedimenti tributari e creando un effetto domino che rischia di aggravare ulteriormente l’arretrato. Il conflitto rischia di compromettere ulteriormente la funzionalità del sistema giudiziario tributario, già messo a dura prova dalla carenza di risorse umane e organizzative.

La legge di bilancio 2025: una soluzione incompleta

La legge di bilancio 2025,, affronta solo marginalmente i problemi della giustizia tributaria. Prevede un aumento dei posti per il concorso da magistrato tributario e una proroga dell’incarico per i giudici infra 74enni, ma non offre risposte concrete alle richieste avanzate dai giudici tributari di provenienze dal mondo delle professioni. In particolare, non vengono affrontati temi cruciali come l’aumento delle retribuzioni per tutti i giudici e l’estensione delle tutele previdenziali.

Rimessioni delle applicazioni: una minaccia per la tenuta del sistema

Il crescente numero di rimessioni annunciate rappresenta un segnale di allarme per la giustizia tributaria. Molti giudici hanno già o dichiarato l’intenzione di farlo di rimettere le applicazioni, aggravando il rischio di paralisi per un sistema già sotto pressione. Questi abbandoni, che riflettono un disagio profondo, rischiano di lasciare il sistema impreparato a gestire l’enorme mole di contenziosi fiscali. La perdita di competenze ed esperienza potrebbe compromettere la capacità del sistema di rispondere in modo tempestivo ed efficace alle esigenze di cittadini e imprese.

Un appello al governo: riforme urgenti per evitare la crisi

Per evitare una paralisi senza precedenti, è indispensabile che il governo e le istituzioni competenti intervengano con urgenza. È necessario ascoltare le richieste dei giudici tributari di provenienza dal mondo delle professioni, riconoscendo il loro ruolo fondamentale con misure concrete. Tra queste, potrebbero essere introdotti incentivi economici proporzionati al carico di lavoro, l’estensione delle tutele previdenziali e assicurative, e la possibilità di poter transitare nella magistratura tributaria alle stesse condizioni dei giudici di provenienza magistratuale. Inoltre, sarebbe utile stabilire standard di carico di lavoro basati su modelli internazionali per garantire una gestione più sostenibile delle cause. Solo attraverso un’azione decisa sarà possibile ripristinare la fiducia nel sistema e assicurare la continuità e l’efficienza della giustizia tributaria in Italia.

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*Prof. Dott. Eduardo Maria Piccirilli, dottore commercialista - revisore legale dei conti - giudice tributario, docente di diritto tributario e direttore scientifico I.U.M. Academy School

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