Penale

Separazione carriere, Penalisti: “Da Anm inaccettabile sfida al Parlamento”

A denunciarlo, in una nota, è l’Unione delle camere penali dopo che l’Associazione nazionale magistrati ha annunciato uno o più giorni di sciopero per sensibilizzare l’opionione pubblica sui pericoli della riforma

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di Francesco Machina Grifeo

L’Associazione nazionale magistrati “lancia apertamente la propria sfida al Parlamento e sceglie la strada di una aperta politicizzazione della sua azione”. A denunciarlo, in una nota, è l’Unione delle camere penali dopo che nei giorni scorsi il Comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati ha deliberato di “avviare immediatamente una mobilitazione culturale e una sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui pericoli di questa riforma, mobilitazione che, sia a livello centrale che locale, si articolerà in diverse iniziative”. Ma soprattutto il via libera a “una o più giornate di astensione” dall’attività giudiziaria.

“Si potrebbe dire - sottolinea l’Ucpi - che il potere giudiziario abbia gettato la maschera, contrapponendosi apertamente a quello legislativo, se non fosse che è evidente a tutti da almeno trent’anni che nessuna riforma possa essere portata a termine in questo Paese senza il consenso della magistratura”. “Un potere che domina indisturbato il proscenio della nostra democrazia ben oltre le competenze e le funzioni che sono state attribuite dal Costituente alla magistratura. È altrettanto evidente che l’esercizio di questo potere, incontrollato e straordinariamente efficace, si è mosso seguendo le vie opache del correntismo e delle logiche di spartizione opponendosi pregiudizialmente ad ogni modifica dell’assetto ordinamentale”.

“Partendo dalla oggettiva e innegabile constatazione della posizione egemonica assunta dal pubblico ministero e dello squilibrio fra la fase delle indagini e quella del dibattimento, la necessaria e non più rinviabile riforma della separazione delle carriere non mira affatto a indebolire il pubblico ministero ma a rafforzare il giudice - assicurano i penalisti - rendendolo terzo, oltre che imparziale, affinché possa svolgere effettivamente la propria funzione di limite al potere esercitato dalle procure, rendendo la giustizia più giusta e più equilibrata nell’interesse di tutti i cittadini.

“La campagna di disinformazione lanciata dalla magistratura sostiene che questo avverrebbe, o potrebbe avvenire in futuro, diminuendo le garanzie del pubblico ministero, quando nel disegno di legge governativo, che sul punto riprende quello dell’Ucpi, è chiaramente scritto l’esatto contrario: al pubblico ministero - conclude la nota - sono riservate le medesime garanzie di autonomia e indipendenza del giudice, senza alcun condizionamento o controllo da parte del potere esecutivo”.

Ma quali sono le iniziative messe in campo dalla magistratura? L’agenda delle toghe è articolata in sette punti: 1) L’elaborazione di una strategia comunicativa innovativa ed efficace anche mediante il supporto di esperti della comunicazione; 2) lo svolgimento di iniziative comuni su tutto il territorio coinvolgendo istituzioni locali, avvocatura, scuole, università, esponenti della società civile, sindacati e associazionismo; 3) l’organizzazione di almeno una manifestazione nazionale da svolgersi in un luogo istituzionale significativo; 4) la creazione di luoghi di confronto e sinergia con le altre magistrature; 5) il coinvolgimento delle istituzioni europee preposte al monitoraggio dell’indipendenza e imparzialità della magistratura; 6) nella eventuale prospettiva di un referendum costituzionale, l’impegno a ogni forma di mobilitazione, inclusa la partecipazione a eventuali iniziative di comitati referendari; 7) l’indizione, in relazione all’iter parlamentare di discussione del DDL di riforma costituzionale, di una o più giornate di astensione dall’attività giudiziaria per sensibilizzare l’opinione pubblica sui pericoli della riforma.

Per il segretario di AreaDg Giovanni Zaccaro la riforma altro non è che un inganno del Governo per spostare l’attenzione dai reali problemi della “giustizia”. “Non posso credere che l’avvocatura italiana - scrive in una nota - si preoccupi di questo e non del fallimento della difesa dei non abbienti, delle pene spropositate per i reati di strada, per il disciplinare a carico del magistrato che preferisce mettere un cittadino ai domiciliari invece che in galera, per i tempi della giustizia civile che pare tornino ad allungarsi”.

Il problema della giustizia italiana - aggiunge - “sono i palazzi fatiscenti, le galere pienissime, l’ipertrofia penale e l’inefficienza del processo civile. Tutti gli avvocati, tutti i magistrati, tutti i Cancellieri lo sanno. Troppo difficile risolverli ed allora il Governo - conclude il segretario dell’associazione che riunisce le toghe progressiste- pubblicizza la separazione delle carriere come panacea di tutti i mali. Possibile che solo l’unione delle camere penali non colga il grande inganno?”

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