Anche il tribunale di Roma sospende l’APP del Ministero, “rischio paralisi”
Con una circolare a firma del presidente Pontecorvo disposta la sospensione temporanea dell’Applicativo, ripristinato il sistema cartaceo
Dopo Milano, anche il tribunale di Roma, con una circolare a firma del presidente del facente funzioni Lorenzo Pontecorvo, ha disposto la sospensione temporanea del programma APP del ministero della Giustizia (Applicativo utilizzato nei tribunali e nelle procure per le archiviazioni dei procedimenti penali) ripristinando di fatto il vecchio sistema “cartaceo”, poiché l’applicativo, secondo i magistrati si è rivelato totalmente inidoneo “a gestire informaticamente e telematicamente le attività processuali penali”.
“Moltissimi giudici, pur accedendo ad APP 2.0, tuttavia non “vedono” i fascicoli, perché non sono stati migrati e dunque non è possibile “lavorare” digitalmente su di essi. Oppure i fascicoli, pur risultando migrati, non sono ancora visibili nel dettaglio, e compare la scritta “documento in attesa migrazione”, si legge nel provvedimento firmato a piazzale Clodio.
In relazione alla ricezione atti, spiegano alcuni magistrati dell’Ufficio Gip del tribunale di Roma, che vogliono restare anonimi che «in un tentativo di dematerializzare le udienze, si rischiano non solo scene grottesche ma, se non la paralisi delle attività processuali, un loro drammatico rallentamento, con rinvii e formazione di arretrato, con gravi rischi di lesione di diritti di imputati e vittime di reati. Una situazione che negli uffici in queste ore genera preoccupazione e malessere. Negli stessi uffici App è vissuta e discussa non come una opportunità, ma come un problema da cui difendersi, con prassi che possano consentire di mandare avanti il servizio».
La legge sull'autonomia differenziata si colloca sui binari della Costituzione
di Giulio M. Salerno, Professore ordinario di diritto costituzionale presso l'Università di Macerata