Giustizia

Dl esame avvocato in aula al Senato il 31 marzo – Le modifiche chieste da Ordini, Associazioni e Cnf in Commissione Giustizia

Quesiti centralizzati e sorteggiati; luogo della pratica al posto della residenza, più tempo per lo studio del caso

immagine non disponibile

di Francesco Machina Grifeo

Tempi strettissimi per la conversione del Dl esami avvocati. A seguito delle deliberazioni della Capirgruppo, infatti, l'esame del disegno di legge di conversione del Dl n. 31/2021 è stato calendarizzato in Aula al Senato per mercoledì 31, alle 9,30. Di conseguenza, è stato anticipato di un giorno anche il termine per proporre emendamenti al testo in Commissione che dunque ora scade alle 12,00 di lunedì 29 (era alle 10,00 di martedì).

Intanto oggi le audizioni flash di Ordini e Associazioni forensi, 5 minuti a disposizione per ciascun intervenuto, hanno registrato un vasto consenso verso le nuove ed eccezionali modalità di svolgimento delle prove a causa dell'emergenza pandemica. Più critico solo l'Organismo congressuale forense che ha parlato di una soluzione che "suscita perplessità". È comunque emersa la necessità di apportare una serie di modifiche in sede di conversione, sostanzialmente condivise dagli auditi.

Prima fra tutte la centralizzazione dei quesiti che andrebbero redatti dal Ministero e non dalle Sottocommissioni, per assicurare l'omogeneità delle prove. Una questione già posta dal Cnf e che oggi è stata condivisa anche dall'Ocf e dall'Aiga oltre che dai presidenti dei Coa. Per il presidente dell'Ordine di Milano, Di Nardo: "Il tema spaventa candidati e commissari, più sarà frammentata la redazione tanto più si sarà esposti a ricorsi per disparità di trattamento". Per il presidente Tafuri, Coa Napoli, "si dovrebbe fare una banca dati che potrebbe essere rifornita da tutti i commissari. I quesiti potrebbero essere intorno al migliaio". Per Massimo Dessì dell'Unione praticanti avvocati "l'elaborazione dovrebbe essere fatta dalla Commissione centrale in sinergia con il Cnf".

Secondo punto: i tempi del primo orale – in particolare, i 30 minuti per lo studio del caso – sono apparsi a tutti t roppo esigui per consentire al candidato uno studio appropriato. Alcuni auditi hanno addirittura affermato – fra di essi un po' provocatoriamente anche il presidente delle Camere civili de Notaristefani - che loro stessi non sarebbero in grado di inquadrare compiutamente una questione giuridica in una manciata di minuti.

Così come non ha convinto la consultazione limitata dei codici che invece, secondo l'Aiga, potrebbero accompagnare l'intera discussione e non essere limitata alla prima mezz'ora.

Pressoché unanime poi il riscontro di una penalizzazione da parte del Dl dei tirocinanti amministrativisti, unici che nella seconda prova orale sarebbero costretti a portare sia civile che penale, senza dunque poter scegliere solo una delle due materie. Per l'avvocata Anselmi dell'Unaa è sbagliata anche la previsione per cui nella 2° prova si può optare per il diritto processuale civile o penale ma non per il diritto processuale amministrativo che pure è codificato ormai da un decennio.

Così come, considerata la specializzazione di fatto di molti avvocati, è apparso anacronistico il divieto di portare la medesima materia, che presumibilmente è quella della pratica, nella seconda prova. È un fatto hanno detto in molti che ormai gli avvocati si dividono in: civilisti, penalisti, amministrativisti. Uno spunto ripreso anche da una Associazione di praticanti, "Libera e giovane avvocatura" che con l'avvocato Prisciano ha chiesto espressamente l'abolizione dell'obbligo del secondo orale diverso dal primo. L'associazione ha anche proposto la videoregistrazione delle prove. Richiesta condivisa sia dai civilisti che dal Consiglio nazionale forense ma non dall'Ocf perché "non consentirebbe di attingere alla motivazione della decisione, per la quale occorrerebbe una verbalizzazione".

Non convince i legali neppure il criterio della residenza come elemento per individuare il luogo d'esame. Un requisito su cui ha insistito il Presidente del Coa di Roma Galletti chiedendo che venga sostituto da quello del Consiglio dell'ordine che ha rilasciato il certificato di avvenuta pratica. "Il criterio è sbagliato – ha detto Galletti -, siccome lo scopo è consentire l'esame in sede decentrata si dovrebbe indicare in luogo della residenza quello della compiuta pratica".

C'è poi anche chi come il presidente dell'Unione ordine forense Campania, Torrese, ha proposto l'unificazione delle due fasi in un'unica prova. "Così – ha detto – si potrebbe accelerare di molto il lavoro delle Commissioni, e si riuscirebbero a chiudere entro il 31/12". Del resto – ha aggiunto - la commissione esterna darebbe comunque garanzie anche per la seconda prova". Un eventualità remota, perché significherebbe ripensare l'impianto del Dl, che tuttavia ha raccolto il consenso anche dell'Ocf (per il coordinatore Malinconico: "È una proposta da valutare"), e delle Camere penali (per l'avvocato Rubini: "un orale rafforzato ha già dato prova di funzionare nei corsi di Alta formazione dell'Ucpi").

Infine, il Cnf, intervenuto per ultimo col Consigliere Di Maggio, ha sottolienato che è cambiato l'esame ma "non i criteri valutativi". "La Commissione – ha proseguito - sarà però sempre tenuta ai criteri dell'articolo 46 della legge professionale, quindi la prima prova è sostitutiva nella forma degli scritti ma non nella sostanza perché i criteri di valutazione sono sempre gli stessi". Di Maggio ha poi dato la disponibilità del Cnf "a predisporre le linee guida esplicative per il contenuto dei quesiti".

ACQUISTA ON LINE LA NUOVA GUIDA
Guida al nuovo esame d'avvocato
Parte I - Il doppio orale e la deontologia forense

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©