Greco (CNF): "Separazione carriere magistrati è indispensabile"
Così il Presidente del Consiglio nazionale forense in audizione in commissione Affari Costituzionali della Camera dei deputati
«Riteniamo che sia indifferibile il momento della separazione delle carriere dei magistrati in due ordini differenti, ossia tra magistratura giudicante e inquirente. Se si vuole attuare il principio costituzionale del giusto processo separare le due funzioni è indispensabile. Perché altrimenti è come se l'arbitro di una partita di calcio appartenesse a una delle due squadre che si sfidano in campo”. Così Francesco Greco, Presidente del Consiglio Nazionale Forense in audizione in commissione Affari Costituzionali della Camera dei deputati sulle proposte di legge sulla separazione delle carriere dei magistrati.
“I timori espressi sui rischi di questa riforma sono assolutamente infondati – ha proseguito -, non esiste il pericolo di una magistratura assoggettata al potere esecutivo. Nei sistemi democratici più avanzati c'è separazione delle funzioni tra magistratura giudicante e inquirente. È nelle dittature che chi giudica e chi accusa appartengono allo stesso soggetto. Oggi, in Italia, il processo si celebra tra due colleghi e un estraneo: i due colleghi sono il giudice e il pm, l'estraneo è l'avvocato difensore».
Greco ha poi fatto un parallelo con una partita di calcio. “È come se - ha affermato - l'arbitro appartenesse a una delle due squadre, se facesse le 'giovanili' con i calciatori di una delle due squadre, perché i magistrati studiano per il concorso in magistratura insieme e non c'è distinzione tra pubblici ministeri e giudici". "È come se l'arbitro di una partita di calcio andasse a cena con i giocatori di una delle due squadre: perché sappiamo che pubblici ministeri e magistrati hanno rapporti di colleganza, per cui si frequentano anche al di là delle aule di giustizia, questo certamente non può perseguire quel principio del giusto processo che invece è fondamentale”.
“In altre circostanze – ha aggiunto – ho detto che oggi nel processo italiano ci sono due colleghi e un estraneo, i due colleghi fanno il giudice e il pubblico ministero, il difensore invece è un estraneo. Riteniamo che il giusto processo debba passare attraverso la differenza tra tre differenti ordini di appartenenza”.
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di Ennio Codini - Professore associato di diritto pubblico presso l'Università Cattolica di Milano