Non solo inflazione: le Banche Centrali alla prova del cambiamento climatico
Gli strumenti innovati per rispondere al climate change
Nell’attuale contesto macroeconomico, le Banche Centrali rappresentano un attore chiave nella gestione delle complesse sfide finanziarie globali, sempre più (inter)dipendenti anche dal difficile scenario geopolitico. Fronteggiando un’inflazione in aumento ed una situazione economica turbolenta, tali istituzioni sono chiamate a bilanciare interessi contrapposti e ad adottare provvedimenti e politiche talvolta discutibili, al fine di preservare la stabilità del sistema economico e finanziario.
Solo nell’ultimo anno, le Banche Centrali hanno dovuto rispondere rapidamente e proattivamente alle conseguenze economiche (e non solo) della ripresa post-pandemica, delle tensioni geopolitiche e delle strozzature nelle catene di approvvigionamento mondiali: la globalizzazione si è ritratta rispetto alle ondate espansive degli anni fino al 2020.
La conseguenza più marcata ed evidente del contesto su rappresentato è consistita nell’aumento considerevole e repentino dell’inflazione cui le Banche Centrali hanno dovuto reagire con misure drastiche di politica monetaria, di natura restrittiva, ed in particolar modo con il progressivo (neppure tanto) innalzamento dei tassi d’interesse.
Peraltro, le sfide che tali istituzioni dovranno affrontare non accennano a ridursi o semplificarsi. Anzi, il World Economic Situation and Prospects 2024 delle Nazioni Unite ha previsto un rallentamento della crescita globale dal 2,7% nel 2023 al 2,4% nel 2024, minacciata da “tassi di interesse persistentemente elevati, ulteriore inasprimento dei conflitti, rallentamento del commercio internazionale e aumento dei disastri climatici”. Proprio in quest’ultimo contesto, il ruolo delle Banche Centrali assume una rilevanza centrale ed inedita.
Tradizionalmente impegnate nella regolazione dell’offerta di moneta (in primis, a fini anti-inflazionistici) e nella vigilanza del mercato bancario, le Banche Centrali si trovano oggi in prima linea per affrontare frontalmente la sfida emergente del cambiamento climatico, al fianco di tutte le istituzioni finanziarie.
Se, da un lato, è ormai appurato come il cambiamento climatico costituisca un rischio significativo anche per la stabilità finanziaria e come le istituzioni finanziarie possano svolgere un ruolo essenziale nell’orientamento dei flussi di capitale in iniziative economiche sostenibili, dall’altro lato risulta più indeterminata ed euristica l’individuazione delle strategie più corrette per affrontare tali sfide, soprattutto nella prospettiva delle Banche Centrali.
Il cambio di paradigma che le Banche Centrali si sono trovate ad affrontare è del tutto nuovo ed originale rispetto ai compiti di politica monetaria tradizionalmente loro assegnati. Al fine di svolgere questi compiti con una funzione obiettivo ora “a più dimensioni”, tali istituzioni hanno sviluppato strumenti innovativi, sia nel campo della politica monetaria sia in quello della vigilanza prudenziale.
Nell’ambito della politica monetaria, ad esempio, si parla di “ Green Quantitative Easing ” per indicare l’acquisto di obbligazioni verdi da parte delle Banche Centrali. Tale strategia permette di indirizzare direttamente flussi di capitale verso progetti che supportano la transizione ecologica, contribuendo agli obiettivi di sostenibilità definiti a livello internazionale.
Altro intervento con un impatto diretto nell’economia reale è la previsione di tassi di interesse più bassi per prestiti legati a progetti sostenibili, cosicché il costo del capitale per progetti e iniziative green , come l’efficienza energetica o la mobilità sostenibile, diminuisca, rendendo tali progetti più attraenti e accessibili e incentivando le istituzioni, le imprese e i privati a investirvi. Inoltre, le Banche Centrali possono preferire attività finanziarie “verdi” come collaterali nelle loro operazioni di politica monetaria: ciò implica che le Banche Centrali potrebbero accettare, o addirittura privilegiare, titoli legati a progetti sostenibili come collaterali nelle loro operazioni di finanziamento. Questi strumenti non solo promuovono investimenti più sostenibili, ma incoraggiano anche il settore finanziario a riconsiderare e riadattare le proprie strategie di investimento in una prospettiva di sostenibilità a lungo termine.
Dal lato della vigilanza prudenziale, invece, le Banche Centrali stanno progressivamente integrando i rischi climatici nelle proprie analisi di stabilità finanziaria, una integrazione significativa che permette di anticipare e mitigare potenziali instabilità economiche e assicurare che il sistema finanziario si dimostri resiliente alla magnitudine degli effetti del riscaldamento climatico globale.
Ciò implica la valutazione d’impatto di eventi climatici estremi, della transizione verso energie pulite e delle politiche ambientali sull’economia globale.
Tali considerazioni si riflettono anche in nuovi e più sofisticati stress test climatici, ipotizzati per simulare gli effetti di scenari climatici estremi e transizioni energetiche sulle attività e sulle passività delle banche, fornendo una valutazione accurata della loro vulnerabilità ai rischi climatici. In questo modo, le Banche Centrali possono identificare aree di rischio e adottare (imporre od invitare ad adottare, con la moral suasion che è loro tipica) misure preventive per rafforzare la resilienza del sistema finanziario ai cambiamenti climatici.
Al fine di prevenire crisi derivanti da scenari di rischio climatico, le Banche Centrali stanno anche adeguando i requisiti di capitale delle istituzioni finanziarie affinché essi tengano conto dei rischi di sostenibilità. Sostanzialmente, alle banche potrebbe essere richiesto una percentuale di capitale più elevato per quegli assets esposti a rischi climatici significativi, incentivando le banche a ridurre gli investimenti in settori ad alto rischio climatico e promuovere una transizione verso attività più sostenibili o, in alternativa, a sopportare l’onere di incrementare il proprio capitale regolamentare.
Le sfide poste dal cambiamento climatico sono complesse, ma offrono anche molteplici opportunità di intervento. In questo contesto, le Banche Centrali emergono come attori chiave nella promozione di un futuro sostenibile – dal punto di vista economico e ambientale – adattandosi e riorganizzando la propria “ cassetta degli attrezzi ”, al fine di fornire le risposte più adatte alle nuove problematiche.
È essenziale per le Banche Centrali esplorare e testare gli strumenti a loro disposizione (anche attraverso tentativi ed errori) e condividere le best practices con le altre istituzioni e con gli attori del mercato per determinare gli interventi e le strategie più efficaci.
La comprensione e l’applicazione di questi interventi richiedono un approccio collaborativo e sperimentale, perseguendo il necessario e indifferibile (benché non agevole) equilibrio tra gli obiettivi di stabilità finanziaria e sostenibilità ambientale.
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*A cura di Pietro Massimo Marangio Counsel e Gabriel Zurlo Sconosciuto Associate, Lexia Avvocati