Caos Processo penale telematico, i Tribunali bloccano l’App del Ministero
Nordio: “È un problema che riguarda l’evoluzione tecnologica che cerchiamo di risolvere però le cose non vanno male come sembrerebbe”. Ucpi: sopensione a favore dei soli “interni”, le regole processuali devono essere uguali per tutti
L’entrata in vigore del processo penale telematico, previsto dal decreto del 27 dicembre 2024 e operativo dal 1° gennaio 2025, ha gettato nel caos i tribunali di mezza Italia: “problemi tecnici”. Roma, Milano, Napoli, Torino, Bolzano, Trento, Bari, Frosinone e Pescara, hanno deciso di sospendere temporaneamente l’utilizzo dell’App, tornando al sistema analogico. Ad Aosta e Genova si è prevista la modalità analogica in caso di problemi tecnici.
La Procura di Roma, la più grande d’Italia, ha imposto lo stop fino al 31 gennaio. Il procuratore capo Francesco Lo Voi, in una circolare, ha disposto che i pubblici ministeri depositino atti e documenti in formato analogico, sottolineando l’assenza dei modelli necessari nell’App e la mancanza di intese tecnico-organizzative con l’Ufficio GIP e il Tribunale.
A Milano, il presidente del Tribunale, Fabio Roia, nel sospendere il Ppt ha evidenziato il rischio di rallentamenti nell’attività giudiziaria. A Napoli la sospensione durerà fino al 31 marzo, con un ritorno temporaneo al doppio binario analogico-digitale; mentre a Bologna, nonostante alcune criticità, l’App rimane operativa.
Il presidente del Tribunale di Trento, Luciano Spina, ha disposto il rinvio dell’obbligo di deposito degli atti attraverso “binario unico” telematico per magistrati e cancellerie, prorogando i termini al 31 marzo 2025. Anche il presidente del Tribunale di Bari, Alfonso Pappalardo, ha sospeso il processo penale telematico fino al prossimo 31 marzo.
Infine, nel tribunale di Aosta il presidente facente funzioni, Giuseppe Colazingari, in un documento firmato ieri scrive che “per tutto il mese di gennaio 2025” nel caso “vi sia un problema tecnico dell’applicativo App che ne impedisca il corretto funzionamento e non sia di immediata soluzione, i magistrati dell’ufficio gip/gup e del settore dibattimentale sono autorizzati ad attestare tale impedimento e a procedere alla redazione dell’atto in forma di documento analogico e al suo deposito con modalità non telematica”. Genova adotta un approccio simile, prevedendo l’uso del sistema analogico in caso di malfunzionamenti dell’App.
Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha difeso il progetto, definendo i problemi “normali difficoltà legate all’evoluzione tecnologica” e assicurando che il sistema non è così inefficiente come sembra. Tuttavia, l’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) ha espresso un giudizio opposto, definendo “disastroso” il bilancio del primo giorno di utilizzo dell’App.
“La situazione è desolante – ha dichiarato Alessandra Maddalena, vicepresidente dell’ANM – con disagi e rinvii che penalizzano i cittadini”.
Per i penalisti la sospensione è a favore dei soli “interni” (magistrati e cancellieri) ed è avvenuta attraverso l’utilizzo strumentale di una norma inserita nel codice per la salvaguardia dell’attività di difesa tecnica. In tal modo, si legge in una nota, si delinea “una ulteriore, pericolosa ed ingiusta disparità nel trattamento delle parti cui deve essere posto immediato rimedio: le regole processuali - sottolinea l’Ucpi - devono essere uguali per tutti e, soprattutto, non possono essere derogate autonomamente da una delle parti”.
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di Giulio M. Salerno, Professore ordinario di diritto costituzionale presso l'Università di Macerata